Presa di posizione sulla modifica della legge federale sugli stranieri e la loro integrazione (LStrI) per limitare l’aiuto sociale concesso ai cittadini di Stati terzi

Per ridurre i costi a carico di Cantoni e Comuni, il 15 gennaio 2020 il Consiglio federale ha adottato un pacchetto di misure che limitano le prestazioni dell’aiuto sociale concesse ai cittadini di Stati terzi o escludono questi ultimi dalla cerchia dei destinatari.

Nella sua presa di posizione la Commissione federale della migrazione CFM rileva che, negli ultimi anni, la legislazione in materia di stranieri è già stata inasprita più volte allo scopo di diminuire i costi associati all’aiuto sociale. La CFM si dissocia da questi sviluppi: a suo avviso, la progressiva riduzione dell’aiuto sociale per gli stranieri, le discussioni concernenti un uso illecito di tali prestazioni – garantite peraltro dalla Costituzione federale –, i dibattiti sull’«immigrazione per sfruttare lo Stato sociale», la crescente giuridificazione del concetto di integrazione, il ricorso all’aiuto sociale come motivo di sanzioni e l’associazione di questo strumento alla garanzia del soggiorno sono tutte mosse contrarie agli sforzi di integrazione profusi da Confederazione e Cantoni. Occorre quindi spezzare questo nesso problematico tra aiuto sociale e diritto degli stranieri.

La Svizzera è un Paese fatto di migranti. Le persone agiscono in contesti internazionali e si muovono nel quadro di rapporti transnazionali. Secondo la CFM, la narrativa del «noi» versus «loro» utilizzata negli ultimi anni dai politici anche nell’ambito dell’aiuto sociale non ha alcun senso in una società della migrazione. Al contrario, indebolisce la coesione sociale e la democrazia.

La CFM è persuasa del fatto che le sfide che la Svizzera dovrà affrontare, non da ultime quelle riguardanti l’aiuto sociale, richiedano un approccio in favore dell’integrazione e della società nel suo insieme.

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Ultima modifica 03.05.2022

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