Migrazione: Ignazio Cassis firma un accordo di riammissione con la Mongolia

Giovedì 5 aprile 2018 a Ulan Bator, la Svizzera e la Mongolia hanno firmato due accordi al termine di un colloquio tra il consigliere federale Ignazio Cassis e il ministro degli affari esteri mongolo Damdin Tsogtbaatar. L’incontro ha permesso di constatare che le relazioni tra i due Paesi sono serene. Sottoscrivendo l’accordo di riammissione, la Mongolia s’impegna ad accogliere i propri cittadini stabiliti in Svizzera senza autorizzazione. Un secondo accordo esenterà in futuro i diplomatici dall’obbligo di richiedere un visto per viaggiare nei due Paesi.

Il capo del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE) ha firmato l’accordo di riammissione a nome della Segreteria di Stato della migrazione che lo ha negoziato. Quest’ultimo potrebbe riguardare un centinaio dei circa 1000 mongoli stabiliti in Svizzera e dovrebbe in primo luogo facilitare e accelerare le procedure di rientro delle persone che si trovano nel nostro Paese senza disporre di un’apposita autorizzazione.

Il secondo accordo esenterà in futuro i diplomatici dei due Paesi dall’obbligo di richiedere un visto per recarsi in Mongolia e in Svizzera. «La firma di un accordo che snellisca la procedura relativa ai visti permetterà una maggiore mobilità e un rafforzamento delle relazioni tra i nostri due Paesi», ha affermato il capo del DFAE nel corso di una conferenza stampa.

La Mongolia è un Paese importante, che può fungere da intermediario tra la Russia e la Cina. La Svizzera desidera sostenere lo sviluppo di questa giovane democrazia. «Abbiamo anche un altro punto in comune», ha sottolineato Cassis: «i nostri Paesi, che difendono la pace e la stabilità nel mondo, sono candidati a ottenere un seggio presso il Consiglio di sicurezza della Nazioni Unite per il periodo 2023-2024. Spero che avremo entrambi quest’opportunità e potremo collaborare in quel contesto».

Il consigliere federale ha inoltre incontrato il ministro delle finanze Khurelbaatar Chimed e ha reso una visita di cortesia al presidente Khaltmaagiyn Battulga. I colloqui erano incentrati sulle relazioni bilaterali e su vari temi di politica internazionale d’attualità. In particolare, Cassis desiderava conoscere l’opinione dei mongoli sull’iniziativa cinese volta ad aprire una nuova via della seta, la cosiddetta «Belt and Road».

La cooperazione svizzera è presente in Mongolia dal 2001 e, come ha fatto notare il capo del DFAE, è stato stabilito un nuovo programma per il periodo 2018-2021. Il buongoverno, l’agricoltura e l’ambiente, come pure la formazione degli apprendisti continueranno a essere le priorità dell’intervento svizzero in Mongolia, che si concentrerà altresì sulle sfide poste dall’inquinamento dell’aria e le relative conseguenze per la salute.

Il consigliere federale Cassis ha colto l’occasione della visita in Mongolia per farsi un’idea dell’impegno della Direzione dello sviluppo e della cooperazione (DSC) sul posto. A questo proposito, nella capitale Ulan Bator ha visitato uno dei circa venti edifici adibiti ad asili per l’infanzia e scuole elementari in via di ristrutturazione grazie all’aiuto svizzero nell’ambito di un progetto volto a incrementare l’efficienza energetica. Successivamente ha visitato un istituto professionale, nel quale i giovani mongoli possono apprendere varie professioni artigiane. A conclusione del viaggio, venerdì 6 aprile, il capo del DFAE visiterà un progetto pionieristico che punta a migliorare le condizioni quadro giuridiche nel settore della piccola industria mineraria. Ne beneficiano circa 60 000 minatori e le loro famiglie, che dispongono ora di un reddito più elevato e godono di una maggiore accettazione sociale.

Dal 2001 la Svizzera contribuisce allo sviluppo economico e alla democratizzazione della Mongolia nonché alla lotta contro la povertà. E i risultati non mancano: un progetto svizzero destinato a migliorare la coltivazione di patate, ad esempio, ha permesso al Paese di essere completamente autosufficiente per quanto riguarda la produzione di questo tubero. La DSC si adopera inoltre per promuovere lo sfruttamento sostenibile dei pascoli, la salute del bestiame e l’efficace commercializzazione dei prodotti di origine animale, aiutando così i pastori nomadi ad assicurarsi i mezzi di sussistenza a lungo termine.

Un ulteriore esempio di proficua collaborazione nell’ambito della democratizzazione e del buongoverno è costituito dalla rete degli oltre 150 «one stop shop» distribuiti su tutto il territorio – frutto di un’iniziativa originariamente lanciata dalla Svizzera e che viene ora portata avanti dal Governo mongolo. Questi punti di assistenza forniscono una serie di servizi in maniera centralizzata e contribuiscono all’ammodernamento dell’amministrazione.

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Ultima modifica 05.04.2018

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