Osservazioni generali
Le procedure lunghe sono onerose e costose, gravano sui Cantoni e i Comuni e lasciano i richiedenti l’asilo incerti sul loro destino, sovente per anni. È una situazione insoddisfacente per tutti. Ecco perché la nuova legge si prefigge di velocizzare le procedure d’asilo, il che è essenziale proprio nei tempi di forte afflusso. Il progetto è stato allestito di comune intesa dalla Confederazione, i Cantoni, le città e i Comuni. I primi passi verso la velocizzazione sono stati mossi già nel 2013, quando il Popolo l’ha accettata con il 78,4 dei voti. Alla luce del referendum lanciato contro la nuova legge, ora è chiesta la riconferma alle urne.
La revisione mira a portare a termine la maggior parte delle procedure d’asilo nei centri della Confederazione, dove sono riunite sotto lo stesso tetto tutte le persone e le organizzazioni coinvolte nella procedura. Ne risultano processi più efficienti e costi ridotti. Inoltre il gratuito patrocinio per i richiedenti garantisce procedure eque e conformi allo Stato di diritto. Questo perché la celerità impone decisioni di qualità. Limitarsi a velocizzare le procedure significherebbe far lievitare i ricorsi, allungando i tempi anziché abbreviarli. Il gratuito patrocinio – gli "avvocati gratis" secondo i detrattori della revisione – non è quindi altro che il presupposto indispensabile per far funzionare la velocizzazione.
No, la revisione per velocizzare le procedure riguarda soltanto il modo in cui è trattata una domanda d’asilo e non incide sulle decisioni stesse. D’altronde, le procedure velocizzate permettono di migliorare anche l’esecuzione degli allontanamenti dopo una decisione negativa.
No, la velocizzazione delle procedure non rende la Svizzera più attraente per i richiedenti l’asilo. La velocizzazione accorcia i termini di ricorso e accresce il rigore di trattamento delle domande.
Anche se le procedure saranno più veloci per tutti i richiedenti l’asilo, pure in futuro saranno trattate prioritariamente le domande poco motivate. Le esperienze raccolte dal 2012 con le cosiddette procedure in 48 ore e fast-track hanno mostrato che le procedure velocizzate rendono la Svizzera poco attraente per le persone che non hanno diritto alla protezione.
No, il modello per il calcolo dell’economicità si fonda su una stima di 24 000 domande d’asilo annuali sul lungo termine. Nel caso di un numero maggiore di domande occorrere adeguare le capacità ricettive per l’alloggio dei richiedenti.
Ciò tuttavia non si ripercuote sull’economicità del nuovo sistema. Infatti, proporzionalmente all’aumento degli investimenti iniziali aumentano anche i risparmi, poiché un maggior numero di domande potrebbero essere trattate velocemente. Di conseguenza, le nuove procedure saranno comunque più economiche rispetto a oggi.
La Svizzera applica con fermezza l’Accordo di Dublino, ragion per cui i trasferimenti Dublino sono numerosi. Nessun altro Paese in Europa può vantare altrettanti trasferimenti Dublino (cfr. grafico).
D’altronde, la velocizzazione delle procedure d’asilo accorcia anche la durata delle procedure Dublino in Svizzera. Inoltre, il nuovo sistema migliora l’esecuzione, ossia il trasferimento in un altro Stato dei richiedenti l’asilo respinti.
Il nuovo sistema sarà più veloce ed economico di quello odierno anche in caso di forte afflusso; questo grazie alla velocizzazione e all’ottimizzazione esecutiva. Il sistema testato è in grado di sopportare forti variazioni nel numero delle domande presentate, senza contare che potrebbe essere ulteriormente potenziato se il numero resta elevato a lungo andare. Inoltre, una pianificazione d’emergenza permetterà, come oggi, di far fronte a eventuali impennate dovute a crisi specifiche.
Un obiettivo principale della modifica della legge sull’asilo consiste nel ridurre i costi nel settore dell’asilo. La riforma velocizza tutte le procedure permettendo di risparmiare sui costi.
Nonostante i costi aggiuntivi e gli investimenti necessari, il nuovo sistema comporta notevoli risparmi per la Confederazione e i Cantoni.
Procedure d’asilo
Nel 2015, la durata media delle procedure fino alla decisione passata in giudicato era di quasi 280 giorni. Essa dipende fortemente dall’evoluzione delle domande d’asilo, ad esempio dalla quota di procedure Dublino o di procedure complesse con probabili ricorsi. Inoltre, essa dipende anche dalla strategia di trattamento della SEM, ossia dalle priorità in base alle quali vengono trattate le domande d’asilo.
Portare a termine le procedure più rapidamente è possibile soltanto se le decisioni sono di qualità – altrimenti piovono i ricorsi, che allungano i tempi procedurali. Il gratuito patrocinio – gli «avvocati gratis» secondo i detrattori della revisione – non è quindi altro che il presupposto indispensabile per far funzionare la velocizzazione. Il gratuito patrocinio garantisce la correttezza procedurale in termini di Stato di diritto e rende più accettabile una decisione negativa agli occhi dei richiedenti l’asilo, riducendo pertanto il numero di ricorsi con scarsa probabilità di successo. Se diminuiscono i ricorsi, le procedure si concludono prima.
Il gratuito patrocinio si fonda su un principio consolidato: anche chi vive in Svizzera usufruisce, a determinate condizioni, del gratuito patrocinio. Nel caso dei richiedenti l’asilo ciò si giustifica con il fatto che di norma non dispongono di mezzi finanziari, non conoscono il nostro sistema giuridico e non comprendono la nostra lingua. Inoltre, nella procedura d’asilo sono in gioco beni giuridici importantissimi: l’integrità della persona, della vita e della libertà.
No, anzi: il costo forfetario per la consulenza e la rappresentanza legale è di 1361 franchi per ciascun caso. L’alloggio, l’assistenza e la sicurezza costano circa 83 franchi per persona e giorno. Ridurre i tempi procedurali di soli 17 giorni permetterebbe già di coprire i costi della rappresentanza legale. Ora, le procedure in fase di test si sono accorciate in media di 76 giorni rispetto al vecchio sistema. Pertanto la consulenza e la rappresentanza legali gratuite convengono pure da un punto di vista finanziario.
No, al contrario: nella fase di test la percentuale di ricorsi è nettamente inferiore rispetto alle procedure ordinarie. La percentuale di ricorsi è infatti soltanto del 17 per cento, mentre nelle procedure ordinarie supera il 25 per cento.
No, perché i richiedenti sono assegnati al centro di test in via completamente aleatoria. Al centro di test viene assegnata una quota fissa delle domande in entrata ogni settimana, indipendentemente dalla provenienza dei richiedenti. Ecco perché la composizione della popolazione nel centro di test non differisce in modo significativo da quella nei centri ordinari. Per un breve periodo nell’estate del 2014, il centro di test non ha accolto richiedenti eritrei per mancanza d’interpreti. Anche il numero delle donne e delle famiglie è inferiore nel centro di test perché non s’intende separarle dai familiari alloggiati in altri centri. Per l’esito della fase di test questi scarti hanno avuto risvolti tendenzialmente sfavorevoli perché, da un lato, la decisione in merito a domande di richiedenti eritrei in genere è meno difficile, mentre dall’altro, nel caso di donne e famiglie, un'unica decisione di solito riguarda svariate domande.
L’esauriente informazione sulla procedura d’asilo e una consulenza realistica da parte di un rappresentante legale indipendente fanno sì che i richiedenti conoscono prima e meglio le probabilità di riuscita della loro domanda. Ne risulta che un numero maggiore di richiedenti parte sfuggendo ai controlli, ossia circa un terzo di tutti i richiedenti, rispetto al 10 per cento circa nei centri ordinari.
528 persone hanno lasciato il centro di test in questo modo: di questi, un centinaio è stato acciuffato e posto in esecuzione dell’allontanamento, mentre per una cinquantina in seguito è stata avviata una procedura di entrata Dublino.
Centri della Confederazione
Per velocizzare le procedure, tutte le persone coinvolte nella procedura d’asilo devono essere riunite in un solo luogo, nei centri della Confederazione. In questi ultimi, oltre agli alloggi per i richiedenti l’asilo, vi sono anche uffici per le persone incaricate di interrogarli, i rappresentanti legali, gli interpreti, le persone addette alle verifica dei documenti, il personale di assistenza e di sicurezza, ecc. Nei centri della Confederazione i processi sono più efficienti e i costi di gestione sono più bassi. Agli alloggi dei Cantoni saranno assegnati soltanto i richiedenti l’asilo le cui domande richiedono ulteriori accertamenti.
Gran parte dei richiedenti l’asilo sarà alloggiata nei centri della Confederazione, il che sgraverà i Cantoni, le città e i Comuni.
In due conferenze sull’asilo (2013 e 2014) la Confederazione, i Cantoni, l’Unione delle città e l’Associazione dei Comuni hanno definito all’unanimità i punti fondamentali riguardanti le nuove strutture: secondo quanto stabilito, per alloggiare i richiedenti l’asilo la Confederazione dovrà disporre in tutta la Svizzera di oltre 5000 posti ripartiti in sei regioni. Ciascuna regione sarà inoltre dotata di un centro di procedura e di al massimo tre centri di partenza.
Come sinora, le ubicazioni adeguate saranno individuate e pianificate di comune intesa con i Cantoni, le città e i Comuni. Per motivi economici saranno prese in considerazione innanzitutto strutture già esistenti della Confederazione, per esempio grandi strutture non più utilizzate dall’esercito.
Sì, i Cantoni e i Comuni coinvolti saranno sentiti e potranno ricorrere contro le autorizzazioni. La procedura d’approvazione dei piani prevista nella nuova legge è consuetudine nel caso di compiti pubblici importanti di competenza dello Stato, quali ad esempio il traffico, l’approvvigionamento energetico o questioni militari.
Il fulcro ti tale provvedimento non è la possibilità di esproprio – lo si vede bene in ambito militare, al quale s’ispira la normativa inserita nella legge sull’asilo: in questo ambito, infatti, negli ultimi vent’anni non si ha avuto nessuna procedura di espropriazione.
No, la Confederazione pianificherà le ubicazioni in stretta collaborazione con i Cantoni e i Comuni. Oggi è chiaro quanto segue: tutti i centri federali, presumibilmente necessari per attuare il progetto e quindi velocizzare le procedure sono in gran parte già di proprietà della Confederazione, dei Cantoni o dei Comuni, gli altri saranno acquistati o affittati dalla Confederazione. Non esiste un solo sito per il quale è preso in considerazione un esproprio, compresi i siti di riserva.
No, è un timore infondato. Infatti alla Confederazione servono grandi aree, ad esempio impianti in disuso dell’esercito. Le case unifamiliari e altri stabili privati non sono adatti. Inoltre la Confederazione ha tutto l’interesse a erigere e aprire gli alloggi senza indugio: non conviene quindi avviare complesse procedure d’espropriazione che si protraggono per anni. Ecco perché la Confederazione continuerà a cercare, insieme ai Cantoni e ai Comuni, soluzioni concordate che non prevedano l’esproprio. Che è possibile lo dimostra l’esempio dell’esercito: pur essendo autorizzato a procedere a espropriazioni, non ha mai dovuto ricorrere a tale misura negli ultimi vent’anni.
Mancherebbero le basi legali per la velocizzazione generalizzata prevista. Gli sforzi di velocizzazione potrebbero rimanere sporadici, alla stregua delle attuali procedure di "fast track" o di 48 ore, destinate a pochi gruppi di richiedenti.
Oltretutto verrebbero a cadere tutte le misure urgenti decise dal Popolo nel 2013, tra le quali l’abrogazione della possibilità di chiedere l’asilo presso un ambasciata, la creazione di centri speciali per richiedenti che mettono in pericolo la sicurezza e l’ordine pubblico, nonché l’importo forfettario per la sicurezza che la Confederazione versa ai Cantoni.
Oltretutto, respingere la revisione non servirebbe a impedire i centri federali previsti. La Confederazione può infatti realizzarli fondandosi sulla legge in vigore – per sgravare i Cantoni e i Comuni, come chiesto da anni, anche dalle Camere federali.
No, senza la nuova legge mancano le basi legali per la velocizzazione generalizzata prevista e le ottimizzazioni esecutive. Nel nuovo sistema le persone che non necessitano della protezione della Svizzera sono allontanate direttamente partendo dal centro federale, il che permette di eseguire gli allontanamenti prima, con maggiore fermezza e celerità. Inoltre la Confederazione può sorvegliare meglio gli allontanamenti, riducendo gli aiuti ai Cantoni che non li eseguono con la dovuta risolutezza.
Ultima modifica 16.12.2020